Università degli Studi di Pavia

    Centro di Studio in Etnobiofarmacia
    e Medicine Tradizionali Complementari

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Dalla Natura alla Medicina

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Nel 2005 venne istituito, presso l’Università di Pavia il Centro interdipartimentale di Studi e Ricerche sull’Etnobiofarmacia (CISTRE) su proposta di alcuni docenti degli allora Dipartimenti di Chimica Organica (Proff. Paola Vita Finzi e Giovanni Vidari), di Farmacologia (Proff. Stefano Govoni e Luigia Favalli) e di Chimica Farmaceutica (Proff. Gabriele Caccialanza e Gabriella Massolini).

Successivamente, oltre ad altri docenti degli stessi Dipartimenti (Proff. Giorgio Mellerio, Giuseppe Zanoni, Simona Collina, Gloria Brusotti, MayraPaolillo, Grisolo), davano la loro adesione studiosi di Scienze Biologiche (Prof. Anna Picco), Botanica (Prof. Francesco Bracco), Micologia (Prof. Solveig Tosi), ed esperti esterni (Dr. Enrico Selva). E’ da sottolineare che il Centro non ha mai avuto una sede fisica sua propria, ma ha funzionato come punto di collegamento e di coordinamento di laboratori e strumentazione esistenti nei Dipartimenti collegati e, soprattutto, di costante stimolo per la condivisione e l’attuazione di ricerche e progetti che richiedevano l’integrazione di competenze in diversi settori scientifici.

La costituzione del Centro trovava le sue motivazioni innanzitutto dalla constatazione chei rimedi naturali ricavati dalle piante avevano raggiunto già allora una grande importanza, non solo scientifica ma anche economica, considerato l’uso sempre più diffuso dei “botanicals” nella cura della salute anche nei paesi occidentali ed il rinnovato interesse dell’industria farmaceutica per la scoperta di nuove molecole biologicamente e farmacologicamente attive isolate e/o derivate da fonti naturali. Il Centro faceva inoltre tesoro della decennale esperienza di alcuni suoi docenti in programmi di collaborazione didattica e scientifica con Paesi del terzo mondo, specialmente dell’Africa e dell’America Latina, dove i rimedi fitoterapici raggiungono anche oggi oltre l’80% della popolazione.

Questi contatti avevano messo in luce l’esistenza di culture e tradizioni centenarie, strutturate in originali stili di vita e credenze in grave pericolo di estinzione per i noti processi di acculturazione occidentale e di globalizzazione. Il Centro si proponeva quindi come luogo di incontro di esperienze inter- e multidisciplinari di tipo scientifico ed umanistico, di qui il nome “Etnobiofarmacia”, con l’intento di studiare queste diverse tradizioni, soprattutto con l’intento di contestualizzare il ricorso alle medicine folcloriche all’interno del sistema culturale di riferimento, e di verificarne l’efficacia terapeutica con i metodi e le procedure della moderna indagine scientifica.

In verità, l’attenzione e l’apertura verso le Istituzioni dei Paesi emergenti sono state costanti nel tempo da parte del Centro che ha ospitato negli anni, nei suoi laboratori, studenti di Laurea, Master e Dottorato provenienti, fra gli altri,da Zimbabwe, Cameroon, Ecuador, Venezuela, Guatemala, Croazia, Cile, Cina, India, Kurdistan, Myanmar, Tunisia, Armenia. Questi studi e ricerche hanno riguardato, soprattutto, tematiche e problematiche di tipo biomedico, chimico-farmaceutico ed antropologico dei paesi d’origine degli studenti. Tra i temi più ricorrenti ricorrono l’isolamento, la caratterizzazione strutturale e la determinazione dell’attività biologica dei principi attivi delle piante tradizionali di questi paesi. I risultati delle ricerche si sono concretizzati nella pubblicazione di libri e di numerosi lavori scientifici, oltre che in comunicazioni a congressi internazionali, con coautori italiani e stranieri (v. elenco a parte).

Il Centro ha svolto anche continua attività formativa istituzionale organizzando ogni anno accademico un Master di 2° livello, ormai giunto all’ottava edizione, inizialmente denominato “Etnobiofarmacia ed Utilizzo Sostenibile della Biodiversità” e, successivamente, “Etnobiofarmacia e Prodotti Naturali dalla Biodiversità”, cui hanno partecipato sia studenti italiani che stranieri e i cui docenti provengono non solo dall’Università di Pavia e da altre Università italiane, ma anche dal mondo delle professioni e della cooperazione internazionale. Negli anni 2001-2003 il Centro organizzò anche un Master Internazionale Italia-Ecuador biennale, finanziato dal MIUR fra i progetti di Collaborazioni Interuniversitarie Internazionalicome Programma di formazione e ricerca per un utilizzo sostenibile del patrimonio biologico dell'Amazzonia: Tecnologie per un utilizzo sostenibile delle risorse biologiche non tradizionali. A questo Master hanno partecipato ben dieci studenti ecuadoriani che hanno poi trovato lavoro presso Istituzioni scientifiche del proprio Paese. Con un sostanzioso contributo della Regione Lombardia (progetto ASTIL) il Centro ha poi costituito, con le Università Kurde di Erbil (Salahaddin University) e di Zakho, un programma di Dottorato di ricerca in formula “split” che porterà, alla fine del 2016, al conseguimento del titolo di Dottorato in Chimica da parte di 4 studenti Kurdi. Analoga iniziativa, finanziata dal Progetto Panacea-Erasmus Mundus, ha visto coinvolti negli anni 2014-2015 tre studenti di chimica del Myanmar.

Nel 2015, con la riforma dei Centri da parte degli organi accademici dell’Università di Pavia, che prevedeva un diverso funzionamento di quelli interdipartimentali, il CISTRE veniva trasformato nel nuovo Centro di studio in “Etnobiofarmacia e Medicine tradizionali e Complementari” (CEMC), su iniziativa e proposta di un numeroso gruppo di docenti dell’attuale Dipartimento di Scienze del Farmaco.Dal 2016 il nuovo Centro ha un nuovo Direttore (Prof. Gabriella Massolini), un nuovo statuto, ed un nuovo Comitato Tecnico-Scientifico in cui sono presenti sia docenti di Dipartimenti di UNIPV che esperti esterni.

Il nuovo Centro, oltre che perseguire le finalità culturali e scientifiche del precedente Centro CISTRE con le componenti tradizionali di tipo chimico-farmaceutico e biologico, ha visto l’indispensabile ingresso di nuove studiosi di discipline mediche, sia dell’Università di Pavia (Prof. Plinio Richelmi) che di Milano (Proff. Umberto Solimene ed Emilio Minelli). Questo allargamento degli ambiti scientifici è stato considerato necessario non solo per completare lo studio delle proprietà farmacologiche dei principi attivi delle medicine tradizionali con eventuali studi clinici, ma anche per rispondere, con un approccio rigorosamente scientifico, alle problematiche di diverso tipo dovute al crescente ricorso ai metodi delle Medicine Complementari da parte delle popolazioni non solo dei Paesi sottosviluppati ma anche dei Paesi industrializzati. A questo proposito bisogna ricordare la dichiarazione di Alma-Ata del ’78, in cui l’OMS auspicando un recupero di tutte le risorse terapeutiche presenti a livello delle varie realtà etniche, per raggiungere il WHO Millennium Goal “2000 Health for all”, indicava nelle pratiche e nei prodotti della medicina complementare soluzioni più economiche rispetto a quelle fornite dalla medicina biologica. D’altro canto, la Medicina Complementare (MC) è composta da una serie di modelli diagnostico-terapeutici, spesso con statuto epistemologico molto diverso da quello della medicina biologica, ma non diffusa e riconosciuta a livello regolatorio come la Medicina Tradizionale.

La MC si propone di contribuire alla salute dei cittadini, in maniera non sostitutiva ma integrata rispetto alla Medicina Biologica, intendendo per salute uno “stato di benessere fisico, psichico e sociale, complessivo, e non di semplice assenza di malattia cui possono concorrere anche approcci diagnostico terapeutici differenti, che tengano conto di tutti gli aspetti dell’uomo, compresi quelli non riconducibili a schemi predefinibili relativi a salute e malattia”, come enunciato nel WHO Millennium Goal “2000 Health for all”. E’ da sottolineare però che, soprattutto tra le Medicine Complementari, esistono molte metodiche che sono al di fuori di qualsiasi riconoscimento e che spesso vengono utilizzate dalle popolazioni, anche italiane, senza alcun controllo né della formazione, né degli standard professionali di esercizio, né dei profili professionali.

Il nuovo Centro, aperto a contributi scientifici e collaborazioni, italiane e straniere, ha l’ambizione, le finalità e le expertises necessarie per affrontare queste problematiche così importanti per il benessere e la salute di tutti noi. Perseguirà questi nuovi e vecchi obbiettivi attuando ricerche e formazione scientifica, nella tradizione del precedente CISTRE; ad essi si aggiungeranno nuovi stimoli provenienti dall’ambito medico-sanitario.

Prof. Giovanni Vidari (ex Direttore CISTRE)

Nuovi principi attivi



Nuovi settori di Ricerca



Ricadute applicative





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Centro di Studio in Etnobiofarmacia
e Medicine Tradizionali Complementari
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